pantheon gallico
I miti celtici gravitano attorno ad un gran numero di dei e dee che al principio vissero sulla terra prima di ritirarsi nell’altro mondo. Le loro vite erano legate le une alle altre e, nello stesso tempo, con quelle degli umani.
Le dee celtiche avevano tanta influenza sugli umani quanta quella delle controparti maschili; questo spiega l’importante ruolo svolto dalle donne nella società celtica. Dato il ruolo di “dee madri”, esse erano principalmente legate alla fecondità ma nello stesso tempo erano anche delle abili guerriere che partecipavano all’insegnamento delle arti e dei segreti della guerra ai giovani eroi.
Queste divinità possedevano anche dei poteri magici che permettevano loro di intervenire sulla riuscita di una battaglia; esse potevano cambiare aspetto e trasformarsi, per esempio, in corvo e causare in questo modo paura e confusione nei campi nemici.
Il pantheon gallico ci vine descritto solamente da fonti romane e dai reperti ritrovati in loco, purtroppo si hanno pochissime notizie sui riti e su i metodi con i quali venivano venerati gli Dei. Tracce di queste antiche divinità possiamo trovarle nei toponimi di luoghi e città, nei miti , leggende e fiabe che fanno parte del patrimonio culturale di un territorio.
Le dee celtiche avevano tanta influenza sugli umani quanta quella delle controparti maschili; questo spiega l’importante ruolo svolto dalle donne nella società celtica. Dato il ruolo di “dee madri”, esse erano principalmente legate alla fecondità ma nello stesso tempo erano anche delle abili guerriere che partecipavano all’insegnamento delle arti e dei segreti della guerra ai giovani eroi.
Queste divinità possedevano anche dei poteri magici che permettevano loro di intervenire sulla riuscita di una battaglia; esse potevano cambiare aspetto e trasformarsi, per esempio, in corvo e causare in questo modo paura e confusione nei campi nemici.
Il pantheon gallico ci vine descritto solamente da fonti romane e dai reperti ritrovati in loco, purtroppo si hanno pochissime notizie sui riti e su i metodi con i quali venivano venerati gli Dei. Tracce di queste antiche divinità possiamo trovarle nei toponimi di luoghi e città, nei miti , leggende e fiabe che fanno parte del patrimonio culturale di un territorio.
Divinità Maschili:
Belenus: Divinità protoceltica, Dio della luce.
simboli: ruota, cinghiale, orso, cavallo
Belenus ( “scintillante”, “brillante”, “splendente” ) è la divinità celtica del Sole. Il suo culto è stato attestato in tutto il nord Italia, la Francia e parte del sud dell’Austria. E’ il Dio guaritore strettamente connesso ai poteri benefici e curativi del Sole, ma non solo poiché è anche il protettore delle greggi e del bestiame. La sua consorte è Belisama. Beltane ( “fuoco di Bel” ) è la festa a lui dedicata.
simboli: ruota, cinghiale, orso, cavallo
Belenus ( “scintillante”, “brillante”, “splendente” ) è la divinità celtica del Sole. Il suo culto è stato attestato in tutto il nord Italia, la Francia e parte del sud dell’Austria. E’ il Dio guaritore strettamente connesso ai poteri benefici e curativi del Sole, ma non solo poiché è anche il protettore delle greggi e del bestiame. La sua consorte è Belisama. Beltane ( “fuoco di Bel” ) è la festa a lui dedicata.
Cernunnos:
altri nomi: Kernunnos, Cernunnus
La traduzione del suo nome è “Il Dio Cornuto” da cernos=corna. Secondo alcuni studiosi questo è un soprannome dato al Dio in modo da non pronunciare il suo vero nome così da non attrarre la sua attenzione ( benigna o maligna che sia ) nel momento non appropriato. Il più delle volte viene associato al cervo maschio, all’ariete o caprone. Egli è il signore degli animali selvaggi, della fertilità, della salute, dell’abbondanza, della rigenerazione della vita, del sottomondo ( gli inferi ) ed è considerato il Primo Sciamano. Proprio a causa della sua connessione con il cervo e il viaggio sciamanico penso sia strettamente legato all’utilizzo sacro dell’Amanita Muscaria di cui lui è il detentore dei segreti. Il “Dio Cornuto” è una divinità strettamente legata al ciclo naturale delle stagioni, infatti egli nasce al solstizio d’inverno, sposa la Dea a Beltane e muore al solstizio d’estate per poi rinascere l’anno successivo. Nelle tradizioni successive si possono ancora rintracciare tracce del suo culto nella “Caccia Selvaggia” di cui si dice egli sia il capo. E’ da notare che la “Caccia Selvaggia” si scatenava sulla terra durante i mesi invernali, quando il Dio dimorava nel sottomondo. Abbiamo sue raffigurazioni risalenti al Paleolitico ritrovate in alcune grotte in Francia e la sua rappresentazione più famosa sopra il calderone di Gundestrap ove è rappresentato come un uomo con corna da cervo attorniato da molti animali selvaggi. E’ seduto con le gambe incrociate ( posizione meditativa ), regge con la mano sinistra un serpente ( simbolo ctonio , possessore della conoscenza ) e con la destra un Torc.
altri nomi: Kernunnos, Cernunnus
La traduzione del suo nome è “Il Dio Cornuto” da cernos=corna. Secondo alcuni studiosi questo è un soprannome dato al Dio in modo da non pronunciare il suo vero nome così da non attrarre la sua attenzione ( benigna o maligna che sia ) nel momento non appropriato. Il più delle volte viene associato al cervo maschio, all’ariete o caprone. Egli è il signore degli animali selvaggi, della fertilità, della salute, dell’abbondanza, della rigenerazione della vita, del sottomondo ( gli inferi ) ed è considerato il Primo Sciamano. Proprio a causa della sua connessione con il cervo e il viaggio sciamanico penso sia strettamente legato all’utilizzo sacro dell’Amanita Muscaria di cui lui è il detentore dei segreti. Il “Dio Cornuto” è una divinità strettamente legata al ciclo naturale delle stagioni, infatti egli nasce al solstizio d’inverno, sposa la Dea a Beltane e muore al solstizio d’estate per poi rinascere l’anno successivo. Nelle tradizioni successive si possono ancora rintracciare tracce del suo culto nella “Caccia Selvaggia” di cui si dice egli sia il capo. E’ da notare che la “Caccia Selvaggia” si scatenava sulla terra durante i mesi invernali, quando il Dio dimorava nel sottomondo. Abbiamo sue raffigurazioni risalenti al Paleolitico ritrovate in alcune grotte in Francia e la sua rappresentazione più famosa sopra il calderone di Gundestrap ove è rappresentato come un uomo con corna da cervo attorniato da molti animali selvaggi. E’ seduto con le gambe incrociate ( posizione meditativa ), regge con la mano sinistra un serpente ( simbolo ctonio , possessore della conoscenza ) e con la destra un Torc.
Lúg: Dio sacerdotale e militare, proteggeva i mercanti, i viaggiatori e i ladri.
In Gallia si ritrova nelle forme romanizzate di Mercurius Artaios “protettore dell’orso” e Mercurius Moccus “protettore del cinghiale”, le due figure non hanno però valenze naturistiche, bensì regali, infatti orso e cinghiale sono animali simbolo di regalità.
Lúg è considerato il dio della luce, e veniva chiamato “dio delle mille arti”. Al dio della luce Lúg è dedicata la festività celtica di Lughnasadh. Inoltre, diverse località, a lui sacre, portarono il suo nome: si conoscono infatti diverse Lug-dunum (“fortezza di Lúg”), diversi Lugdunum erano nell’attuale Francia: l’attuale Lione, ma anche Loudun, Laon (Lugdunum Clavatum) e Saint-Bertrand-de-Comminges (Lugdunum Convenarum); inoltre vi era un Lugdunum Batavorum alle foci del Reno, probabilmente l’attuale Katwijk-Brittenburg (in epoca rinascimentale Lugdunum Batavorum venne impiegato per rendere in latino il nome della città olandese di Leida, in italiano Leida, poco distante). Anche le due città di Lugo, in Italia e Spagna, traggono probabilmente nome da questa divinità, infatti entrambe sorgono in zone che furono popolate da Celti.
In Gallia si ritrova nelle forme romanizzate di Mercurius Artaios “protettore dell’orso” e Mercurius Moccus “protettore del cinghiale”, le due figure non hanno però valenze naturistiche, bensì regali, infatti orso e cinghiale sono animali simbolo di regalità.
Lúg è considerato il dio della luce, e veniva chiamato “dio delle mille arti”. Al dio della luce Lúg è dedicata la festività celtica di Lughnasadh. Inoltre, diverse località, a lui sacre, portarono il suo nome: si conoscono infatti diverse Lug-dunum (“fortezza di Lúg”), diversi Lugdunum erano nell’attuale Francia: l’attuale Lione, ma anche Loudun, Laon (Lugdunum Clavatum) e Saint-Bertrand-de-Comminges (Lugdunum Convenarum); inoltre vi era un Lugdunum Batavorum alle foci del Reno, probabilmente l’attuale Katwijk-Brittenburg (in epoca rinascimentale Lugdunum Batavorum venne impiegato per rendere in latino il nome della città olandese di Leida, in italiano Leida, poco distante). Anche le due città di Lugo, in Italia e Spagna, traggono probabilmente nome da questa divinità, infatti entrambe sorgono in zone che furono popolate da Celti.
Ogmios
altri nomi: Ogma
Ogmios ( “Grian Aineac” o letteralmente “Faccia di Sole” ) fu più che una vera e propria divinità un eroe semi-divino. Patrono degli studiosi, dell’eloquenza, della poesia, dello charm e degli incantesimi. Anche lui come altre figure divine accompagna i morti all’altro mondo. Viene considerato il padre della scrittura sacra utilizzata dai druidi. Spesso è rappresentato come un vecchio uomo con la pelle bruciata dal sole, completamente calvo e vestito di pelliccia. Normalmente nelle sue mani regge o l’arco o un randello di legno. Dalla sua lingua partono innumerevoli catene d’oro che vanno a collegarsi alle orecchie dei suoi seguaci e questo indica il potere magico della parola e del saperla ben utilizzare per i propri scopi. Il suo culto ebbe come sede centrale la città di Narbo Martius ( Francia ), che si dice fondata da lui. I romani lo paragonarono all’eroe greco-romano Ercole.
altri nomi: Ogma
Ogmios ( “Grian Aineac” o letteralmente “Faccia di Sole” ) fu più che una vera e propria divinità un eroe semi-divino. Patrono degli studiosi, dell’eloquenza, della poesia, dello charm e degli incantesimi. Anche lui come altre figure divine accompagna i morti all’altro mondo. Viene considerato il padre della scrittura sacra utilizzata dai druidi. Spesso è rappresentato come un vecchio uomo con la pelle bruciata dal sole, completamente calvo e vestito di pelliccia. Normalmente nelle sue mani regge o l’arco o un randello di legno. Dalla sua lingua partono innumerevoli catene d’oro che vanno a collegarsi alle orecchie dei suoi seguaci e questo indica il potere magico della parola e del saperla ben utilizzare per i propri scopi. Il suo culto ebbe come sede centrale la città di Narbo Martius ( Francia ), che si dice fondata da lui. I romani lo paragonarono all’eroe greco-romano Ercole.
Sucellos :
altri nomi: Sucellos
simboli: Cane, corvo, martello-maglio
Sucellus ( “Colui che colpisce bene” ) era una tra le più adorate divinità del pantheon celtico. Egli è il guardiano delle foreste e patrono dell’agricoltura e delle feste. La sua consorte è Nantosuelta. Spesso è raffigurato con un grosso martello a due mani e con un cane al suo fianco ( in questo caso rappresenta la forza e l’abilità di combattimento e caccia ); oltre a ciò si preoccupa di accompagnare le anime nel mondo dei morti e là presiede a tutti i festeggiamenti. Altre volte è rappresentato con una coppa, un corno, un otre od altri oggetti usati per contenere oltre che acqua anche sidro, birra e idromiele. Si pensa che essendo legato all’agricoltura sia in qualche modo connesso alla lavorazione e fermentazione di sostanze alcoliche, non per niente è il patrono delle feste! E’ comunque da ricordare l’importanza rituale-magica delle sostanze alcolico-inebrianti e il loro utilizzo per scopi sacri ( in ogni cultura occidentale troviamo testimonianza di ciò ). Giulio Cesare lo paragonò alla divinità romana Dis Pater.
altri nomi: Sucellos
simboli: Cane, corvo, martello-maglio
Sucellus ( “Colui che colpisce bene” ) era una tra le più adorate divinità del pantheon celtico. Egli è il guardiano delle foreste e patrono dell’agricoltura e delle feste. La sua consorte è Nantosuelta. Spesso è raffigurato con un grosso martello a due mani e con un cane al suo fianco ( in questo caso rappresenta la forza e l’abilità di combattimento e caccia ); oltre a ciò si preoccupa di accompagnare le anime nel mondo dei morti e là presiede a tutti i festeggiamenti. Altre volte è rappresentato con una coppa, un corno, un otre od altri oggetti usati per contenere oltre che acqua anche sidro, birra e idromiele. Si pensa che essendo legato all’agricoltura sia in qualche modo connesso alla lavorazione e fermentazione di sostanze alcoliche, non per niente è il patrono delle feste! E’ comunque da ricordare l’importanza rituale-magica delle sostanze alcolico-inebrianti e il loro utilizzo per scopi sacri ( in ogni cultura occidentale troviamo testimonianza di ciò ). Giulio Cesare lo paragonò alla divinità romana Dis Pater.
La potente Triade: All’interno del pantheon celtico cisalpino si può trovare una triade di Dei considerati antichissimi e padri della razza umana. Si tratta della triade formata dagli Dei: Teutates, Esus e Taranis.
Teutates
altri nomi: Toutates
Teutates ( “Il Dio della Tribù”, da teuta che significa “Tribù” ) è un antichissimo Dio della guerra, della fertilità e della salute. E’ il protettore della comunità, dei campi, del raccolto, dei confini e il più delle volte viene associato al cielo. Inoltre viene anche reputato il creatore di tutte le scienze umane. Giulio Cesare menziona Teutates durante la conquista della Gallia e lo pone in cima al pantheon celtico. Un secolo dopo lo scrittore romano Lucano lo identifica quale parte di una triade formata da tre divinità maggiori assieme a Taranis e Esus. Da quanto riportato da Lucano a lui venivano offerti sacrifici umani o animali nei quali la vittima veniva ritualmente affogata in giganteschi calderoni o laghi sacri. Alcuni studiosi hanno collegato a Teutates l’immagine presente sul calderone di Gundestrap di un gigante di fronte ad un esercito in marcia. Il gigante ha ai suoi piedi un cane e un calderone ed è ritratto nell’atto di immergervi una persona dalla testa.
altri nomi: Toutates
Teutates ( “Il Dio della Tribù”, da teuta che significa “Tribù” ) è un antichissimo Dio della guerra, della fertilità e della salute. E’ il protettore della comunità, dei campi, del raccolto, dei confini e il più delle volte viene associato al cielo. Inoltre viene anche reputato il creatore di tutte le scienze umane. Giulio Cesare menziona Teutates durante la conquista della Gallia e lo pone in cima al pantheon celtico. Un secolo dopo lo scrittore romano Lucano lo identifica quale parte di una triade formata da tre divinità maggiori assieme a Taranis e Esus. Da quanto riportato da Lucano a lui venivano offerti sacrifici umani o animali nei quali la vittima veniva ritualmente affogata in giganteschi calderoni o laghi sacri. Alcuni studiosi hanno collegato a Teutates l’immagine presente sul calderone di Gundestrap di un gigante di fronte ad un esercito in marcia. Il gigante ha ai suoi piedi un cane e un calderone ed è ritratto nell’atto di immergervi una persona dalla testa.
Esus
altri nomi: Esos
simboli: salice, toro, gru ( uccello acquatico )
Pochissime sono le notizie giunte fino a noi in merito a questa divinità. La maggior parte di quelle in nostro possesso provengono da fonti romane, quali Giulio Cesare che afferma che il suo culto era diffuso lungo tutto l’arco alpino e Gallia del sud e Lucano che lo descrive come una divinità selvaggia e crudele a cui venivano offerti sacrifici umani. Da ciò che è stato riportato le vittime erano principalmente maschi e venivano appese ad un albero tramite impiccagione, poi venivano ferite con armi da guerra e lasciate a morire sia per soffocamento che per dissanguamento. Esus viene molte volte identificato con Cernunnos, il Dio sciamano per eccellenza. Un ritrovamento interessante in merito al culto di Esus è stato rinvenuto sotto la cattedrale di Notre Dame in Parigi nel 1711. Si tratta di una colonna su cui è inciso il suo nome e su cui è scolpito un uomo muscoloso che sta tagliando un ramo da un albero di salice. Dall’altra parte della colonna sono invece rappresentati un toro con tre gru erette sulla sua schiena.
altri nomi: Esos
simboli: salice, toro, gru ( uccello acquatico )
Pochissime sono le notizie giunte fino a noi in merito a questa divinità. La maggior parte di quelle in nostro possesso provengono da fonti romane, quali Giulio Cesare che afferma che il suo culto era diffuso lungo tutto l’arco alpino e Gallia del sud e Lucano che lo descrive come una divinità selvaggia e crudele a cui venivano offerti sacrifici umani. Da ciò che è stato riportato le vittime erano principalmente maschi e venivano appese ad un albero tramite impiccagione, poi venivano ferite con armi da guerra e lasciate a morire sia per soffocamento che per dissanguamento. Esus viene molte volte identificato con Cernunnos, il Dio sciamano per eccellenza. Un ritrovamento interessante in merito al culto di Esus è stato rinvenuto sotto la cattedrale di Notre Dame in Parigi nel 1711. Si tratta di una colonna su cui è inciso il suo nome e su cui è scolpito un uomo muscoloso che sta tagliando un ramo da un albero di salice. Dall’altra parte della colonna sono invece rappresentati un toro con tre gru erette sulla sua schiena.
Taranis
simboli: ruota solare, svastica, spirale, quercia
Taranis ( “Il Tuonante” ) è il dio celtico del tuono, del fulmine, del fuoco e rappresenta l’inevitabile forza del cambiamento. Il suo nome deriva dalla radice Indo-Europea “taran” che significa per l’appunto tuono o tuonante. Nelle sue rappresentazioni più tarde possiamo trovarlo rappresentato come un possente uomo barbuto con nella mano sinistra la ruota solare e nella destra una saetta o una torcia. Taranis genera le tempeste e i tuono facendo rotolare la sua ruota per l’arco celeste, oppure con la sua possente voce. E’ il Dio del fuoco (i fulmini vengono intesi come il fuoco che proviene dal cielo ) e come il fuoco rimodella e rigenera, la sua ruota gira marcando il passare dei cicli dove ogni tanto s’impone un rinnovamento.
simboli: ruota solare, svastica, spirale, quercia
Taranis ( “Il Tuonante” ) è il dio celtico del tuono, del fulmine, del fuoco e rappresenta l’inevitabile forza del cambiamento. Il suo nome deriva dalla radice Indo-Europea “taran” che significa per l’appunto tuono o tuonante. Nelle sue rappresentazioni più tarde possiamo trovarlo rappresentato come un possente uomo barbuto con nella mano sinistra la ruota solare e nella destra una saetta o una torcia. Taranis genera le tempeste e i tuono facendo rotolare la sua ruota per l’arco celeste, oppure con la sua possente voce. E’ il Dio del fuoco (i fulmini vengono intesi come il fuoco che proviene dal cielo ) e come il fuoco rimodella e rigenera, la sua ruota gira marcando il passare dei cicli dove ogni tanto s’impone un rinnovamento.
Divinità Femminili:
Belisama: Dea il cui dominio si estende su tutti e quattro gli elementi. Belisama è la Dea delle acque, signora dei fiumi, dei ruscelli e delle fonti. E’ risaputo da parte dei celti, ma non solo, l’utilizzo di fonti sacre a fini curativi o benefici. Quando i romani invasero la Gallia s’approfittarono largamente dell’uso di queste fonti ed associarono il culto di Belisama con quello di Minerva. E’ inoltre la Dea del fuoco, delle forge e della luce. Probabilmente queste “sfere d’influenza” vennero acquisite solo in seguito all’unione con il Dio Belenus, di cui ne è la consorte. E’ una delle potenti Matres e quale rappresentazione del potere femminile è intimamente legata al sottosuolo, gli inferi, il grande ventre della Madre da cui nascono tutte le sorgenti. Da citare è la sorgente di Herse ( Francia ) situata nella foresta di Belleme, ovvero Belisama, in cui un’iscrizione latina rivela che era dedicata agli “Dei Infernali” ( da intendere nel senso pagano del termine ). Le sue rappresentazioni più interessanti sono alcune statuette votive in cui viene raffigurata come una nobile donna ( elemento generatore – Terra – Acqua ) ornata di corona ( Fuoco – Luce – Regalità ) e coperta da una lunga veste. Il braccio destro è disteso lungo il corpo con la mano aperta, palmo rivolto in avanti. Il sinistro è invece piegato a livello del bacino con la mano semichiusa a forma di coppa. L’intera figura poggia sulla schiena di un uccello simile ad un anatra (Aria – Acqua).
Brigantia: (Brighid, Brigit) è probabilmente la Dea più importante per i Celti, tanto che la sua figura sopravviverà all’interno del cristianesimo sotto le sembianze di santa Brigitta, badessa di Kildare.
Il suo nome significa eccelsa e altezza e deriva dalla radice indoeuropea Berg, ovvero fuoco. Già questo fa intuire che Brigit sia una Dea solare, il che non dovrebbe stupire, in quanto sia tra i celti che i germani, il sole aveva nomi femminili. Lei è una Dea madre, termine spesso usato per rivolgersi a lei. Il suo nome, pur con alcune differenze è presente in tutta Europa, dalle isole Britanniche all’Italia, ma è in Irlanda che raggiunge il suo apice. Poesia e guarigione rappresentano la classe sacerdotale, gli artigiano la classe produttiva e come patrona dei guerrieri la forza. In considerazione di ciò, Brigit era patrona di ostetriche e levatrici, delle partorienti, umane e animali, patrona dei fabbri, degli artigiani, del focolare, della filatura e della tessitura, della poesia e della medicina, non che della divinazione.
Le donne andavano alle fonti sacre portando delle offerte affinchè potessero rimanere gravide, per poi invocarla al momento del parto affinchè potesse essere senza complicazioni.
Abbiamo detto che era protettrice dei guerrieri, in particolare di quei personaggi eroici che dovevano compiere particolari missioni nell’altro mondo a cui lei è ovviamente legata; spesso associata alle figure della mucca, del serpente e del gallo, creature legate proprio all’altro mondo, anche se queste rappresentazioni sono legate più alla sua figura sotto il cristianesimo, segno inequivocabile della
pagana origine della famosa santa; l’animale che in realtà più di tutti gli è legato è il Cigno. Per sottolineare ulteriormente la sua triplice divinità, i celti erano in uso chiamarla madre, moglie e sorella di tutti, uomini e Dei compresi.
La festa a lei dedicata è Imbolc che convenzionalmente cade il 1° Febbraio; è una delle quattro feste principali dei celti, detta anche festa dei fuochi per la consuetudine di accendere grandi falò in tali occasioni.
Il suo nome significa eccelsa e altezza e deriva dalla radice indoeuropea Berg, ovvero fuoco. Già questo fa intuire che Brigit sia una Dea solare, il che non dovrebbe stupire, in quanto sia tra i celti che i germani, il sole aveva nomi femminili. Lei è una Dea madre, termine spesso usato per rivolgersi a lei. Il suo nome, pur con alcune differenze è presente in tutta Europa, dalle isole Britanniche all’Italia, ma è in Irlanda che raggiunge il suo apice. Poesia e guarigione rappresentano la classe sacerdotale, gli artigiano la classe produttiva e come patrona dei guerrieri la forza. In considerazione di ciò, Brigit era patrona di ostetriche e levatrici, delle partorienti, umane e animali, patrona dei fabbri, degli artigiani, del focolare, della filatura e della tessitura, della poesia e della medicina, non che della divinazione.
Le donne andavano alle fonti sacre portando delle offerte affinchè potessero rimanere gravide, per poi invocarla al momento del parto affinchè potesse essere senza complicazioni.
Abbiamo detto che era protettrice dei guerrieri, in particolare di quei personaggi eroici che dovevano compiere particolari missioni nell’altro mondo a cui lei è ovviamente legata; spesso associata alle figure della mucca, del serpente e del gallo, creature legate proprio all’altro mondo, anche se queste rappresentazioni sono legate più alla sua figura sotto il cristianesimo, segno inequivocabile della
pagana origine della famosa santa; l’animale che in realtà più di tutti gli è legato è il Cigno. Per sottolineare ulteriormente la sua triplice divinità, i celti erano in uso chiamarla madre, moglie e sorella di tutti, uomini e Dei compresi.
La festa a lei dedicata è Imbolc che convenzionalmente cade il 1° Febbraio; è una delle quattro feste principali dei celti, detta anche festa dei fuochi per la consuetudine di accendere grandi falò in tali occasioni.
Dea Matrona: Nella mitologia celtica la Dea Matrona (“Dea Madre”) era la dea tutelare del fiume Marna in Gallia. In molte aree era adorata come una dea triplice, nota come “Deae Matres” o “Deae Matronae” (“Dee Madri”). Il culto di questa triade divina è ben attestata nel nord Europa (Matres o Matrones), non solo nelle aree celtiche, ed era simile ad altre figure (Fates, Furiae, Norne ecc.).
Talvolta venivano raffigurate come tre donne mature, accompagnate di volta in volta da un cane, un bambino, una cornucopia o una torcia; altre volte erano raffigurate così come noi conosciamo la Dea: una fanciulla giovane spesso accovacciata ai piedi di una donna matura. Raramente con esse figurava una terza donna, anziana.
Talvolta venivano raffigurate come tre donne mature, accompagnate di volta in volta da un cane, un bambino, una cornucopia o una torcia; altre volte erano raffigurate così come noi conosciamo la Dea: una fanciulla giovane spesso accovacciata ai piedi di una donna matura. Raramente con esse figurava una terza donna, anziana.
Epona:
altri nomi: Edain, Bubona
simboli: Cornucopia, cavallo, cagna
Epona è la Dea dei cavalli, muli, bovini, asini ed è la protettrice dei cavalieri. Il suo nome deriva dal termine celtico “cavallo”, ma sicuramente fu storpiato per essere meglio pronunciato dai romani. Infatti il culto di Epona era diffuso in tutta la Gallia, fino al Danubio e a Roma. Era anche adorata in Britannia, Jugoslavia, Bulgaria e nord Africa. Il suo culto venne adottato dall’esercito romano e venne
diffuso a seconda degli spostamenti degli eserciti. Nel calendario romano il 18 di dicembre era il giorno a lei consacrato e si svolgevano festeggiamenti in tutta la capitale dell’impero. E’ interessante notare come Epona sia stata l’unica divinità celtica adorata a Roma. E’ normalmente raffigurata seduta o coricata su un cavallo o in piedi sulla groppa di molti cavalli che le fanno da piattaforma. Quale Dea riassume in se il profondo legame con la Terra, l’abbondanza-nutrimento, la fertilità, la guarigione, la nascita ed ovviamente la morte. I due animali che normalmente l’accompagnano esaltano queste caratteristiche. Il cavallo è un’animale molto importante per la cultura celtica dato che era di fondamentale importanza in termini di economia, trasporto, guerra, potere, prestigio e religione. E’ la cavalcatura per eccellenza che svolge la sua funzione da psicopompo accompagnando le anime dei morti all’altro mondo. Epona è dunque anche la conoscitrice del mondo dei morti sede di tutta la fertilità e può essere identificata fra le Matres.
altri nomi: Edain, Bubona
simboli: Cornucopia, cavallo, cagna
Epona è la Dea dei cavalli, muli, bovini, asini ed è la protettrice dei cavalieri. Il suo nome deriva dal termine celtico “cavallo”, ma sicuramente fu storpiato per essere meglio pronunciato dai romani. Infatti il culto di Epona era diffuso in tutta la Gallia, fino al Danubio e a Roma. Era anche adorata in Britannia, Jugoslavia, Bulgaria e nord Africa. Il suo culto venne adottato dall’esercito romano e venne
diffuso a seconda degli spostamenti degli eserciti. Nel calendario romano il 18 di dicembre era il giorno a lei consacrato e si svolgevano festeggiamenti in tutta la capitale dell’impero. E’ interessante notare come Epona sia stata l’unica divinità celtica adorata a Roma. E’ normalmente raffigurata seduta o coricata su un cavallo o in piedi sulla groppa di molti cavalli che le fanno da piattaforma. Quale Dea riassume in se il profondo legame con la Terra, l’abbondanza-nutrimento, la fertilità, la guarigione, la nascita ed ovviamente la morte. I due animali che normalmente l’accompagnano esaltano queste caratteristiche. Il cavallo è un’animale molto importante per la cultura celtica dato che era di fondamentale importanza in termini di economia, trasporto, guerra, potere, prestigio e religione. E’ la cavalcatura per eccellenza che svolge la sua funzione da psicopompo accompagnando le anime dei morti all’altro mondo. Epona è dunque anche la conoscitrice del mondo dei morti sede di tutta la fertilità e può essere identificata fra le Matres.
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